Nell’intraprendere la recensione del libro, mi vengono in mente le parole con cui il Manzoni inizia l’ode il V Maggio…. “ EI FU “ e come termina la poesia “ FU VERA GLORIA”. Il viaggio inizia alle 9,30 del mattino di una giornata di sole , con una folla di parenti conoscenti amici che sono riuniti per l’estremo saluto e termina alle 19,30, quando l’autore rimane solo con i suoi pensieri, pensando all’incognito del suo destino eterno.
In queste 10 ore scorrono come in un film le azioni e le riflessioni di una vita, mentre il soggetto osserva e scruta le persone che gli stanno intorno: i familiari con il loro affetti, gli amici che provano vera afflizione, e coloro che sono li solo per mostrare ai familiari una mestizia, ma in effetti è solo una presenza di facciata, infatti descrive l’atteggiamento di una persona che sofferma la sua attenzione solo sulle crepe dei muri e non sulla salma che è sul letto di morte.
L’amore della moglie Rosetta, che è accanto al feretro e scaccia la noiosa mosca che si era posata sul naso; viene messo in risalto il ricordo di una vita di coppia, iniziata con la moglie, in ristrettezze economiche; la mancanza di legna per il riscaldamento nelle ore notturne d’inverno, che venivano mitigate dall’abbraccio con cui rimanevano tra le lenzuola gelate, scambiandosi il calore dei loro corpi; ancora, il ricordo delle sere accanto al focolare, in cui si facevano progetti di una vita futura e, scherzando, si immaginava come sarebbe stata la vecchiaia.
Continuando nei ricordi, rivive i momenti belli e tristi, la perdita di un figlio mai nato che lo ha coinvolto con la sua Rosetta, la gioia della nascita di Federica, la fragilità della bimba che gli aveva rinnovato le paure del figlio perduto, che, per fortuna si sono rivelate prive di fondamento.
Durante il corteo funebre, il feretro, uscito di casa e percorrendo la strada, nota un putto scolpito nel tufo e, questo, gli da lo spunto per pensare al tempo vissuto in fretta e superficialmente. Quanti ricordi affiorano, pensava al politico che lo aveva usato come galoppino, ed al momento che lo aveva cercato, si era fatto negare telefonicamente dalla segretaria la quale riferiva che l’onorevole non era in sede, una grande bugia, nonostante si vedeva che la macchina era li nel parcheggio riservato, amarezza delusione e rabbia verso la classe politica irriconoscente ed egoista. In questo frangente gli affiora in mente la percezione del tempo perduto in cose non importanti che hanno rallentato il raggiungimento degli obbiettivi ed, alcune volte, ne ha vanificato ciò che era stato fatto, conclusione: il fallimento di sogni e speranze che hanno lasciato rimorsi e nostalgia che ti fa vedere le cose ancora da fare e che non hai il tempo di fare. Guardandosi intorno il protagonista, vede, seminascosto da una colonna, un conoscente e pensa, ci sei anche tu, che nella vita non hai fatto nulla d’importante nella vita, anche il tuo tempo sta per finire! – Il viaggio continua – “ oggi è il mio giorno”, ho la musica che mi accompagna, due vigilesse che fermano tutti per darmi la precedenza, dietro il feretro, la mia famiglia e fino alla terza fila vi erano persone care che non si mettevano in vista però, si può leggere nei loro occhi il vero cordoglio, mentre altri che salutano più volte lo fanno per mettersi in mostra, ed è ciò che più mi procura fastidio e mi rende nervoso, anzi mi procura rabbia guardando la falsità delle persone camaleontiche.
I pensieri si accavallano, lo spirito di Salvatore, ricorda la vacanza fatta in crociera con la famiglia, il desiderio di vivere intensamente questi sette giorni, il periodo della malattia, le sofferenze alleviate dalla presenza della moglie, la stanchezza dopo una giornata di lavoro, il ritorno a casa, la necessità di distendersi sul divano tenendosi la testa tra le mani; infatti, era questa l’unica posizione che le desse sollievo al terribile mal di testa. La casa, una vita intera di sacrifici nell’investimento del mattone ed ora, lo Stato vorace ed ingiusto, con i suoi balzelli, ci fa pagare tasse superiori a quanto avremmo pagato andando fitto, facendoci odiare la stessa casa.
Il viaggio della salma, verso l’ultima dimora è alla fine, tra poco entrerà nella stanza buia e fredda ove starà tutta la notte, lo spirito, che accompagna il corpo, è solo con i suoi pensieri attendendo l’indomani, i familiari e parenti stretti, per l’estremo saluto terreno, e la successiva tumulazione del corpo, lasciando libero l’animo fino alla resurrezione dei corpi. Sono andati tutti via, hanno chiuso il cancello, il freddo corpo su cui aleggia l’animo, per ancora per poche ore vicini, che è ad un solo passo dell’aldilà, lascia con il corpo anche il passato alle spalle, non si può tornare indietro. Lo spirito pensante si domanda quale sarà il mio destino eterno; quale sarà la mia destinazione ? Come sarà giudicata la mia esistenza ? Ho vissuto la mia vita nel dubbio di come sarebbe stato dopo la morte ed ora che sono sul punto di entrare nella nuova dimensione, mi assalgono nuovi dubi nuove incertezze e paure, la speranza è che la giustizia non sia uguale a quella che vige sulla terra, altrimenti sai che fregatura. Con questa chiusura, l’autore, mostra il realismo e l’ironia con cui ha vissuto la vita terrena ed affronta quella eterna guardando con la sua foto messa di profilo tutti coloro che passano davanti alla sua tomba.
Con stima per il lavoro svolto da Salvatore De Luca, che mi ha dato spunti di riflessione sull’esistenza umana, il valore degli affetti che danno senso alla vita.
– Giuseppe Piluso –