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Giuseppe Piluso – Titolo Libro: “Toamo – La Dama, La Terra e Il Lene”
Articolo di: Sonia Pellegrino
L’intervista.Giuseppe Piluso (autore e poeta) vive e a Rende. A marzo il suo ultimo libro
Quando l’amore può nascere anche da un errore di battitura
Bullismo, femminicidio, omofobia e disabilità i temi che lo scrittore ama di più.
- Come nasce in questo libro l’idea di effettuare quello che definisci un esperimento letterario e linguistico?
«“Toamo” nasce da un errore di battitura in uno scambio di messaggi dopo un diverbio tra una giovane coppia che stava per lasciarsi. Lo sbaglio della ragazza, che anziché scrivere “ti amo” scrive “toamo”, le ricorda un particolare che il fidanzato le aveva raccontato qualche tempo prima: da piccolo lui credeva si scrivesse tutto attaccato. Dalla casualità di questo errore quasi premonitore, nasce una nuova parola dal significato più profondo, personalizzato, totalizzante, che corrisponde ad un sì quotidiano
alla persona scelta. Sarà proprio attraverso questo particolare che i due, infatti troveranno il modo per sorridere e fare pace. Adesso sono sposati e hanno un bambino, e sorridono ancora al ricordo di questo aneddoto. Io sorrido insieme a loro, rendendomi conto di come a volte un errore possa produrre un effetto benefico, perciò ho inserito volutamente dei refusi nel mio libro, allo scopo di catturare l’attenzione del lettore e spingerlo alla riflessione. Questo è il mio esperimento».
- Che significato hanno i titoli delle tre sezioni: La Dama, La Terra e Il Leone?
«La Dama è la poesia, infatti in questa prima parte ho inserito i miei componimenti in versi; La Terra è rappresentata attraverso scorci fotografici di zone della Calabria e della Campania a cui sono molto legato; Il Leone è l’espressione dei miei pensieri filosofici ruggenti ma intrisi di
umanità».
- La tua scrittura verte su tematiche impegnative e di estrema attualità come il bullismo, il femminicidio, l’omofobia, la dislessia, la disabilità, e manifesta amore non solo verso la persona amata, ma anche verso la natura e il prossimo, volto a contrastare le disuguaglianze sociali e ad accettare le diversità. Nell’universalità degli argomenti trattati, ho potuto cogliere alcuni aspetti della tua personalità svelati attraverso dei riferimenti simbolici che ritrovo spesso nei tuoi versi, come il calice/bicchiere di vino, l’anello, il turbine, gli elementi. Qual è il loro significato metaforico?
«Sì, è vero, attraverso quelle parole-chiave descrivo un po’ il mio modo
di rapportarmi alla realtà. Il calice/bicchiere di vino rappresenta la gioia della vittoria ottenuta nelle battaglie a cui ci obbliga la vita, l’anello è il
desiderio di stabilità spirituale e materiale, il turbine è la completezza fisica, mentale e sentimentale dell’amore, infine gli elementi (aria, acqua, fuoco e terra) sono associabili all’etere (anima) che ne rappresenta il punto di incontro nell’armonia personificata dalla donna».
- Hai dedicato una poesia a Rende. Che rapporto vivi con la tua città?
«Sì, questa poesia si intitola “C’è! (Pensiero)”, ed è stata premiata al 3° Concorso Letterario “Poesia e bellezza” dedicato a Primo Levi, a Cosenza, il 24 novembre 2018. Ne esiste una versione in vernacolo rendese, perché ho voluto rendere omaggio a questa terra. Tratta la fine di un amore e l’inizio di uno nuovo con un’altra donna, immagine metaforica della città che mi accoglie dal 2001, anno del mio trasferimento da Vibo Valentia, e che continuerà ad essere il mio luogo di residenza. Io amo Rende e sono orgoglioso di essere un cittadino rendese».
SONIA PELLEGRINO